LORENZA ARTISTA

“L’anima sa, e io gliene sono infinitamente riconoscente, che per creare bisogna rimanere selvaggi, non lasciarsi addomesticare dalle mode e dalla richiesta, riconoscibile ripetitività che fa vendere.
Nel creare ci si ritrova posseduti dalla propria creatura che pur di nascere ti condurrà per le vie del Nuovo e della sua curiosità senza sosta.
Il tempo ideale del creare per me è la notte: intima, libera, leggera. Gli occhi quasi tutti chiusi. Sei finalmente solo. Pronto per sperimentare”

Collane Decò

Collane Lunghe

Collane collezione semi

Angeli, Sacerdotesse e Madonne

Astratti

Luoghi dell'Oltre

I tondi

I trasparenti

I vulcani

Le Grandi

Le Piccole

Pensieri tridimensionali

Filosofia

Giuseppe Ungaretti era un amico di famiglia di cui amavo ogni riga e ogni ruga, anche perché leggeva le mie poesie dai tempi delle elementari e mi sosteneva. Ora, un giorno, nell’anno in cui sembrava dovesse vincere il Nobel, mi regalò per Natale un suo libro di poesie. Fin qui nulla di nuovo; ma quella volta gli chiesi una dedica. Mi accontentò.
La dedica diceva: “A Lorenza, inventrice di bellezza nascente.” E’ stato un bellissimo augurio…
E io credo di essere un’inventrice e perciò un’artista. E non il contrario. Credo sia il mio modo di guardare il mondo che fa scaturire in me soluzioni inattese, che costantemente mi rivela altri modi di esprimermi all’interno dell’Arte.
Nell’infanzia, quando tutti vorrebbero essere uguali, io ero fermamente convinta che tutti fossero come me, cioè diversi, tutti, gli uni dagli altri. E proprio perché tutti dicevano che ero diversa io pensavo di essere uguale, nell’unicità che ci conttradistingue. Ho passato tutta la prima infanzia in una tenuta in Toscana e mi ricordo che dicevano: “questa bimba costì l’è differente… l’è piccina ma la capisce”.
L’ho risentito in Brasile, con una “f” in meno, quando ho scelto Bahia per realizzare il mio sogno e costruire un Art Hotel in una cittadina turistica, ma raffinata, di cui mi sono innamorata per il mare caldo e amico e per il blu del cielo, nell’ormai lontano 2007. Manco a dirlo, la maggioranza dei commenti dicevano che anche la mia creatura era come me: “diferente”. Non era una cosa negativa, ma nemmeno positiva. Era una cosa sorprendente proprio perché si vedeva che era diversa.
Comunque, quando ho finalmente capito che la dif(f)erenza esisteva come tale, e non solo come parametro di normalità, e che non sempre era considerata un dono, ne sono stata per un po’ di tempo sbalestrata. Poi mi sono lasciata consolare dallo splendore e dal mistero dell’unicità, quel marchio che ci contraddistingue da ogni altro, e che che non è negato a nessuno.
Da estimatrice ho cominciato a vederla e a carpirla nelle mille espressioni della natura… e a capirla sempre di più.
E mi sono lasciata incantare da tutta quella varietà, intessuta di piccole differenze. Ho capito che sono proprio loro, le Variabili, che permettono di introdurre le variazioni che portano a nuove unicità. Il ché, in un mondo globalizzante, che tutto appiattisce, è quasi l’unica speranza di vera originalità, ossia della capacità di creare qualcosa di nuovo.
Poiché il Nuovo è nuovo solo se lo inventi, e ti appartiene solo per il tempo dell’invenzione. Poi fa la sua strada.

“È dunque questo che chiamano vocazione: la cosa che fai con gioia, come se avessi il fuoco nel cuore e il diavolo in corpo?”


Josephine Baker (ballerina, cantante e attrice)

Darsi il permesso di essere, e ancor più di essere un artista, è una scelta difficile che diventa ineluttabile e liberatoria quando la vocazione combacia perfettamente con l’invocazione dell’anima che reclama, prepotentemente, un atto creativo, di amorosa conoscenza. Ché la vocazione, purché la si segua, senza mai precederla, senza manipolarla, è antidoto certo di noia e abitudini e sempre fautrice di sorprese. E’ come un’onda; se la contrasti ti travolge ma se la cavalchi ti solleva e ti porta. Il tempo dell’onda è pura gioia come il tempo della creazione.
Come tutti credo, ho avuto varie vocazioni. Forse come non tutti, ne ho seguite parecchie. Il mio problema è che, però, molte di loro sembrano eterne. Si alternano ma non scompaiono. Stanno tutte lì e fanno a gomitate per manifestarsi. La vocazione è forte abbastanza per sollevare il tappo del nostro vulcano e fargli eruttare idee, lapilli di bellezza, soluzioni magiche, pezzettini di lucente che ti curano. Ed è sana, buona, giusta perché ti riunisce a quella parte di te capace di inventare.



I luoghi magici dell’Art Therapy

La mia casa di cristallo in Portogallo

Ho questa casa da molti anni. Forse la scelsi perché il suo tetto a piramide sbucava in mezzo alla cima di grandi pini su un cielo azzurro intenso. Mi ricordo che il tutto risultava molto familiare, e che c’era la stessa luce speciale dei tramonti romani.
E’ una casa che mi è molto cara, e che ha diffuso gioia per me e molti altri.
Ci ho anche abitato per periodi, ed è il luogo perfetto per creare ed è stato allora che ho pensato di usarla per tenere i miei corsi di Art Therapy.
Oltre a essere in un posto bellissimo, ha una vibrazione speciale, e la sua armonia tranquilla apre alla scoperta di se stessi. Così i risultati sono stati sorprendenti. E’ lì che, sola e con altri amici cari, ho passato molte notti a dipingere. Parecchie delle mie opere ci sono nate e continuano a viverci e ad animarla.

Per vederla: www.villabiggod.com
Se siete interessati, contattatemi.



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I LUOGHI MAGICI DELL’ART THERAPY

Art Hotel Aos Sinos Dos Anjos

Questo luogo è un mio sogno, realizzato in una lunga, intensa ispirazione durata suggestivamente nove mesi.
L’Art Hotel Aos Sinos dos Anjos è nato il 26 dicembre 2008, ma la sua gestazione è partita nel 2007, quando passando per Arraial d’Ajuda per una vacanza, me ne sono innamorata.
Ho proposto alla mia vecchia amica Luzia, brasiliana, ma che ha anche vissuto in Italia, di condividere l’avventura. Anche così è stata un’impresa molto complicata, ma se mi avesse detto che non voleva trasferirsi da Rio Grande do Sur, avrei rinunciato. Ma per fortuna ha accettato di essere mia socia. E così ci siamo lanciate in un’impresa della cui difficoltà non avevamo un’idea, non tanto per la mole del lavoro ma per il modo bahiano di prendere la vita. Con quaranta operai bahiani, e molta immaginazione per risolvere i mille problemi di ogni tipo, e con Luzia che gestiva tutta la parte fornitori ecc, in quei nove mesi – un tempo record per il luogo, che invece a me pareva lunghissimo – ce l’abbiamo fatta. Oramai il sogno è diventato la realtà di un Art Hotel funzionante e apprezzato di cui Luzia è la magica, onnipresente direttrice. E dopo tutto la creatura è venuta fuori proprio come la volevo. Perché è un luogo accogliente, allegro, dove chi entra si sente bene.
Le varie opere d’arte, mie e di altri, sono distribuite in giro, insieme a pietre, cristalli, mosaici; c’è molto da scoprire. Certo, per me, l’importante è che ci siano le vibrazioni ideali del creare.
Lì creo più liberamente che in qualsiasi altro posto; ci vado apposta, perché appena arrivo, l’armonia mi pervade e rilassa.
Insomma per le sedute di Art Therapy le condizioni sono ideali, anche perché c’è un grande atelier attrezzato e comodo. Anche se poi una parte delle sedute si svolge all’aperto e sulla spiaggia.



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